martedì 27 settembre 2016

Chi c'è dietro The Iceberg Illusion?


Voi vi chiederete? Ma che fine ha fatto di Iceberg Illusion? Eheh ragazzi, sono sempre qui ma sto lavorando ad un grande progetto personale..o per lo meno ci provo. Volete saperne di più? Leggete qui sotto.

Per capire di più di cosa sto parlando dobbiamo fare un passo indietro e questa volta vi devo raccontare io chi c’è dietro a The Iceberg Illusion.

Piacere! Mi chiamo Carlotta, torinese classe 1984. Chi mi conosce sà già il mio iter: sono una biologa nutrizionista che dopo aver finito gli studi tra Torino e Milano è stata catapultata nella piccola e graziosa realtà albese per quello che doveva essere “il lavoro della vita”: doveva perché poi così non è stato. Dopo varie esperienze lavorative poco durature e ben poco soddisfacenti ho finalmente deciso di far sì che il mio piano B prendesse bellamente il posto del piano A, piano a cui ho lavorato per gran parte della mia vita fino ad ora. 
Uno scherzo del destino? Può essere! Ma se così dev’essere, così sarà! Ciò che conta, in fin dei conti è che io sia felice e che mi senta realizzata. Voglio svegliarmi tutte le mattine piena di gioia per quello che andrò a fare e questo è sicuramente ciò che capiterà.
Di cosa sto parlando quando dico piano B? Parlo di 7Vite. 7Vite è il mio brand personale di accessori donna fatti a mano dalla sottoscritta. Inizialmente nato quasi per gioco, da qui a qualche settimana diventerà la mia occupazione principale…il mio cuore batte ancora forte di gioia quando lo dico. 



Non so neanche come sia accaduto tutto ciò! Le persone mi chiedono: ma se hai studiato tutt’altro, se hai fatto tutt’altro nella vita come è possibile che tu sia arrivata a questo punto?
Eh, non lo so neanche io! L’unica cosa che so è che quando ho finito di studiare tutto ciò che con la creatività non c’entrava proprio nulla, mi è salita una voglia matta di creare qualcosa di fatto con le mie mani, qualcosa di unico e che potesse essere solo mio. 
Questa “voglia” non mi ha più lasciato e mi ha portato a fare cose che neanche io avrei mai immaginato di poter fare; in famiglia ero considerata quella meno portata alla manualità e alla creatività..io ero scherzosamente etichettata come “la scienziata”. 
Ho iniziato con l’uncinetto, passando per il cucito fino ad arrivare ad assemblare ed ideare bijoux di diverso tipo, a cucire cappelli, sciarpe e turbanti dando a questi un allure retrò ma nello stesso tempo minimale e moderno. 
Perché vi racconto questo? Perché quando ormai avevo perso le speranze di poter trovare la mia strada o per lo meno una strada che mi soddisfacesse, tutto è andato per il verso giusto. 
Quindi è proprio vero che bisogna crederci fino in fondo in ciò che si vuol fare e, piano piano, le cose si avverano. (Ovviamente non senza un impegno costante e senza sforzi sovrumani). 
Poi, senza neanche farlo apposta, l’apertura di questo blog mi ha dato la forza e la speranza di continuare ad andare avanti: raccontare le storie di creativi, giovani e persone speciali che ce l’hanno fatta a fare dei propri sogni un mestiere vero e proprio, o per lo meno ci stanno provando, mi ha dato forse quella spinta in più. 
Per questo motivo, assenza temporanea a parte, voglio continuare a raccontare di voi, di ciò che fate e dei vostri sogni e ringraziarvi per la speranza e la forza che date al prossimo.
Ritorno a breve con nuove interviste e con qualche news in più su ciò che sto mettendo in piedi.

A presto,

Carlotta




mercoledì 10 agosto 2016

Peekaboo! - Creative Makers -



Pronunciate "Peekaboo" ad alta voce..già il sentirne il suono mette allegria!
E sono proprio l’allegria e la freschezza due degli elementi caratterizzanti questo stupendo ed innovativo brand. 
Chi c’è dietro a Peekaboo? La mia amica Silvia Lanfranco, Lanfri per gli amici, una ragazza davvero unica. 
Io e lei ci conosciamo perché frequentiamo lo stesso corso di danza e quando la vedi e la conosci non può che farti sorridere da quanto è bella dentro e fuori. Quando la guardi capisci subito che è un’artista, una creativa, lo dicono i suoi occhietti vispi incorniciati da un eye-liner messo ad arte, da ricci ribelli che le incorniciano il viso ed uno stile davvero inimitabile. 
Segni particolari? Un passato da collezionista seriale ed un’ossessione per le linguette di lattina. 
Siete curiosi? Fate bene ad esserlo!
Quindi bando alle ciance e buttiamoci a capofitto dentro alla “storia” che caratterizza le bellissime cose che fa. Se siete come me alla fine dell’articolo vorrete avere tra le mani uno dei suoi unici prodotti. Parola di Otta!


Ecco Silvia!



Chi è Peekaboo Creative Makers? Chi c’è dietro?
Prima di sentirla rispondere le chiedo: “Ma dietro Peekaboo ci sei solo tu sei tu o siete in due? Perché andando a raccogliere  qualche informazione per questa intervista ho letto che Peekaboo è l’unione di Annalisa D’Aprile e Silvia Lanfranco. Sono confusa!”.
Silvia sorride: “Il progetto Peekaboo inizialmente nasce in due, dall’unione mia e di Annalisa. Insieme abbiamo portato avanti Peekaboo per qualche tempo, poi Annalisa ha avuto due gemelle e, diventando una mamma a tempo pieno, ha dovuto abbandonare; perciò, nonostante qualche titubanza iniziale, ho scelto di continuare a portare avanti il progetto cambiandogli un po’ pelle.”


Annalisa & Silvia

Raccontami qualcosa di voi!
“Ehhh che ti posso raccontare di me?” mi chiede Silvia “Ti posso dire che fin da piccola ho sempre amato il riciclo. Per la felicità dei miei genitori non buttavo via nulla, cercavo di riutilizzare ogni cosa; conservavo le puntine delle matite colorate, le palline delle cartucce della penna stilografica (Anche io! ndr), bottoni, le bustine di zucchero, insomma tutto ciò che potevo collezionare senza doverlo acquistare; il tutto veniva poi catalogato con precisione”.
(Che precisina la nostra Silvia, fin da piccola è partita bene! ndr)  
A livello di formazione, Silvia mi racconta di aver studiato al liceo artistico, dopodiché, si è iscritta ad un corso quinquennale di Modello e Confezione ed è stata selezionata per il master "Fashion & Texile Designer" in Miroglio, lo stesso master in cui ha conosciuto Annalisa e che le ha dato la possibilità di entrare in azienda.
Annalisa invece ha frequentato l’istituto d’arte a Torino, lo stesso corso di Modello e Confezione di Silvia, anche se in tempi diversi, ed anch’essa è stata selezionata per il master in Miroglio entrando  poi in azienda.

Com’è iniziata la vostra amicizia e la vostra collaborazione?
Silvia ride: “A volte penso che era proprio destino che io e Annalisa ci incontrassimo! Entrambe siamo di Cambiano, un paesino in provincia di Torino; ci conoscevamo solo di vista e, senza neanche farlo apposta, ci siamo quasi rincorse durante le varie esperienze di studio (hanno frequentato, in momenti diversi, stessa scuola Modello e Confezione a Torino, ndr) fino ad arrivare ad incontrarci al master Miroglio, ad Alba, per diventare inseparabili".

“Abbiamo subito iniziato a pensare di collaborare per creare qualcosa insieme!”. Visto il background di entrambe, Silvia mi racconta che inizialmente cominciarono a produrre una collezione di capi d’abbigliamento handmade. (Se infatti andiamo a sbirciare sulla pagina Facebook di Peekaboo vediamo che nelle prime foto compaiono maglie, gonne e borse realizzate da entrambe. ndr). 
Il loro debutto inizia alla grande con Paratissima nel 2010. In questa occasione espongono la loro prima collezione nel quartiere San Salvario a Torino: è questo l’inizio di Peekaboo. 



Peekaboo @ Pacatissima 2010





Prime creazioni con le linguette!



E poi? Cosa è successo?
Silvia sorride: “La manifestazione era andata molto bene, eravamo state apprezzate e la nostra volontà era continuare a produrre capi firmati Peekaboo. Volevamo provare ad affittare gli spazi che ci avevano ospitato durante Paratissima, ma il prezzo elevato dell’affitto e la consapevolezza di avere un posto fisso da lasciare ci ha un po' frenato. Abbiamo continuato ancora per qualche tempo, poi Annalisa è diventata mamma e, per ovvi motivi ha iniziato a far la mamma a tempo pieno. A questo punto Peekaboo ha un momento di stop”.

Dopo questo momento di stallo come è ripartito tutto?
Silvia mi racconta che le dispiaceva molto abbandonare il progetto, quindi decide di procedere con Peekaboo ma concentrandosi su qualcosa di più semplice da produrre, qualcosa a cui potesse lavorare con più facilità anche da sola; in quegli anni, oltre che impegnata con il master in Miroglio ad Alba, frequentava il corso di Modello e Confezione a Torino che la impegnava molto e quindi il tempo a sua disposizione non era moltissimo. 
Annalisa continua a farle da supporto morale, la incentiva e la sprona ad andare avanti. 
Silvia quindi decide di dedicarsi alla produzione di accessori con linguette di lattina.

Perché avete scelto di chiamarlo così?
“Prima di partecipare a Paratissima” racconta Silvia, “Era necessario trovare un nome per il nostro brand. Come lo chiamiamo? Come lo chiamiamo? Mi girava in testa una parola che inizialmente proprio non riuscivo a ricordare. L’avevo letta durante una lezione di inglese in un articolo di moda che mi era piaciuto tantissimo. Dopo tanto pensare, salta fuori la parola: Peekaboo.
Nell’articolo era utilizzata per descrivere delle gonne; in inglese, in realtà, “Peekaboo” significa cucù. 
Ci è subito piaciuta molto perché oltre al bel suono quando viene pronunciata, era anche bello il contesto, il significato: racchiude in sé qualcosa di giocoso, divertente e che non ti aspetti”. 

(In effetti, guardando le foto dei capi d’abbigliamento che producevano Silvia e Annalisa, non poteva esserci una parola più corretta di Peekaboo: capi  versatili, giocosi, scherzosi, coloranti, e scanzonati, composti da tanti colori e tanti tessuti diversi e, soprattutto, unici. ndr).

Come ti è venuta l’idea di utilizzare le linguette di lattina? Com’è nato l’accessorio Peekaboo?
Silvia guarda in alto ricordando: “La mia passione per il riciclo nasce da quando ero piccola, in casa avevo scatole piene di linguette di lattina accumulate con gli anni. Dopo il progetto per 'Torino capitale del Design' in cui avevo usato le linguette insieme a strisce di tessuto per produrre maglie, borse e cinture, ho deciso di continuare su questa strada. Ovvio, avevo davanti a me un prodotto embrionale e da migliorare su molti aspetti. Vuoi sapere qual’è la primissima cosa che feci con le linguette? Fu una tenda per la mia stanza: 9000 linguette di lattina unite una all’altra. La cosa divertente era che la tenda cresceva pian piano, filo dopo filo, ogni qualvolta riuscivo ad accumulare abbastanza materiale.

Questa è la tenda che porto con me ogni volta che faccio un evento o un mercatino per allestire il mio spazio”.
(Ci rendiamo di quante cose si possono fare con queste linguette?! ndr).

Peekaboo @ San Salvario Emporium 

Quindi quali accessori crei?
“Accessori eco-friendly da donna e da uomo: collane, bracciali ed orecchini”.









Oltre alle linguette di lattina, quali materiali utilizzi per le tue creazioni?
Silvia prende una delle sue bellissime collane e mostrandomela mi spiega che utilizza le linguette delle lattine come elementi principali: queste linguette vengono trattate e colorate in tantissime varianti. Oltre a queste riutilizza anche i fondi delle lattine che diventano maxi ciondoli per collane. 
Ciò che lega i vari elementi è il filato (di lana, di cotone, di seta o di ecopelle) che viene intrecciato ad arte grazie al crochet. 
Sorridendo mi racconta che deve ringraziare la zia per averle insegnato quest’arte quando era ancora bambina. 
“L’obbiettivo futuro” mi spiega  “sarà quello di riuscire ad arrivare ad utilizzare anche dei materiali di recupero al posto del filato o come elemento decorativo aggiuntivo”.

(Wow! ndr).
Spray per linguette


Silvia produce accessori ovunque, anche in montagna!

Peekaboo è il tuo unico lavoro?
“No, purtroppo!”

Ti piacerebbe che fosse tale?
Con aria sognante: Si, tantissimo, sarebbe stupendo!” 

(Incrociamo tutti le dita per te! ndr).

Ma come fai a trovare tutte queste linguette?
Ride. “Ormai è diventata un’abitudine! Tutti i miei amici e conoscenti le conservano per me, sanno che le riutilizzo e quindi ci fanno attenzione. Sulla mia scrivania, al lavoro, ho un piccolo contenitore in cui tutti depositano le varie linguette; poi ho, diciamo, sparso un po’ la voce. A Savigliano, dove abito attualmente e a Cambiano dove abitavo prima, ho i miei ristoranti, bar e pizzerie di fiducia che, in cambio di qualche accessorio, me le tengono da parte. 
Devo contare sulla collaborazione di tutti, da sola non ce la farei! Conta che per una sola collana ce ne vogliono quasi una quarantina!”.

(Da oggi ci farò attenzione anche io..per la felicità di Silvia conserverò tutte le linguette di lattina che mi capitano sotto mano! ndr).


Porta linguette da scrivania


Di linguette ne abbiamo?

Qual’è stato l’ostacolo maggiore che hai dovuto affrontare e come l’hai risolto? 
“L’ostacolo maggiore è stato mettere a punto il tutto, sia il prodotto in sé sia il processo creativo. Bisognava ottimizzare i tempi di creazione del prodotto e far sì che questo fosse il più perfetto e resistente possibile. Nonostante abbia fatto passi da gigante rispetto al primo “prototipo” continuo ad apportare miglioramenti continui. Un altro, se possiamo chiamarlo così, “ostacolo” è la mancanza di tempo; lavorando tutti i giorni devo sfruttare ogni momento libero a disposizione per continuare a creare e star dietro agli obbiettivi che mi sono posta. L’importante è andare avanti, anche piano ma andare avanti”.

(Da ciò che vedo Silvia sta portando avanti tutto alla grande. ndr).

Quanto tempo ci hai messo per definire per bene le varie creazioni?
“Circa un anno e mezzo! Ora il prodotto è ben definito anche se, da buona precisina, vedo sempre qualche aspetto che vorrei migliorare di più”.

(Io trovo che le creazioni di Silvia siano perfette… ndr).

Ogni pezzo è unico! Ho visto che sul packaging ogni oggetto ha il suo numero!
Silvia muove la testa felice: “Sì, sì! Ogni pezzo è unico ed è numerato. Nelle collane, ad esempio, il bottone che personalizza la chiusura è sempre diverso. Come faccio ad averne tanti? Tanto per cambiare ho sempre amato collezionare bottoni e ne ho avute scatole piene in eredità da nonne, zie e mamme; poi, sapendo di questa mia passione, ancora oggi amici e conoscenti mi regalano scatole di bottoni sapendo di rendermi felice.  
Oltre che per il bottone, ogni pezzo è unico anche per i vari abbinamenti; ce ne sono infiniti, grazie ai colori e ai materiali. A meno che non ci sia una richiesta specifica tendo a creare sempre pezzi uno diverso dall’altro”. 

(Basta voglio una collana anche io! Ho già in mente come farla! ndr).


Peekaboo packaging

Come fai a tenere il conto dei vari accessori che crei?
Silvia ridacchia…”Ehhh qui c’è ‘l’aiuto da casa’! Il mio papà è un disegnatore meccanico ed essendo molto preciso di natura, ha iniziato ad aiutarmi tenendo aggiornata la contabilità di Peekaboo. E’ grazie a lui che ho sempre tutto sotto controllo, so quanti accessori ho creato fino ad ora, le entrate, le uscite, le spese etc.” 

(Ma che bravo! Chi non vorrebbe un papà così?! ndr).

Quando crei da dove trai ispirazione? Segui il tuo gusto personale o segui la moda? 
Silvia mi racconta che di solito crea a seconda dell’ispirazione del momento e a seconda di ciò che vede nel quotidiano e durante i suoi viaggi: “L’altro giorno ho visto un bar con le sedie fucsia ed i tavoli verde acido, un abbinamento a cui non avrei mai pensato..ho subito fatto mente locale: ho la vernice verde ed il filo fucsia, la prossima collana la faccio così!”. 
Oltre all’ispirazione del momento, Silvia mi spiega che tanti abbinamenti sono “su richiesta” o   vengono studiati insieme alla persona che le commissiona l’accessorio in termini di accostamenti di colore e materiale. “Questa fase” dice sorridendo “è quella che mi piace di più e mi dà più soddisfazione!”. 


La cartella colori di Peekaboo!



Ci sono diverse collezioni? Se sì, quali sono gli elementi che le caratterizzano?
“No, non ho delle vere e proprie collezioni. Cerco di fare delle capsule collection con alcune costanti a livello di materiali e componenti”. Un esempio? Mi fa vedere la collezione di collane con le nappine, ovviamente rigorosamente fatte a mano da lei. 

(Sono stupende! ndr).









                                                      
Come hai fatto a farti conoscere ed apprezzare? L’uso dei social media ti ha aiutato?
“Sì moltissimo!” esclama. “Prima dei social media, ciò che più di tutto ha aiutato a farmi conoscere è stato il passaparola. Le persone che acquistavano le mie creazioni e le indossavano erano poi le stesse che lasciavano il mio contatto ad amiche e conoscenti che ne volevano una anche per sé”. 
(In effetti quando si vedono le collane Peekaboo indossate è difficile non notarle e non desiderarne una! ndr).
“Soprattutto in azienda!” (la Miroglio ndr) “Un po' per deformazione professionale, attenta al dettaglio moda e all’accessorio, un po' per l’ambiente poco dispersivo, ormai, per la mia felicità, un sacco di colleghi hanno una accessorio Peekaboo!”.
Poi Silvia mi racconta che si impegna quotidianamente a mantenere attive la sua pagina Facebook ed Instagram, in modo tale da pubblicare sempre novità, foto ed informazioni sui suoi meravigliosi prodotti. 

(Vi lascio il link diretto alla sua pagina Facebook ed Instagram, così sarete sempre aggiornate anche voi! ndr)

Hai sempre creduto in questo progetto o c’è stato un momento in cui hai pensato di mollare tutto? Se sì, come mai?
Silvia tamburella con le dita sulla sua guancia pensando ”Bè quando eravamo ancora in due, subito dopo Paratissima,  eravamo carichissime! Poi, un po' per la mole di lavoro incompatibile con la vita quotidiana, un po’ per tutti i vari cambiamenti di cui abbiamo parlato prima, la cosa è andata un po' a perdersi e pensavo che sarebbe stato meglio abbandonare il progetto. Successivamente, un po’ spronata da Annalisa, un po’ per la voglia di riuscire a fare qualcosa di mio, ho deciso di riprendere in mano Peekaboo e trasformarlo in un brand di accessori. Questo, come già detto, ha reso il tutto molto più gestibile: mi sono prefissata degli obbiettivi e cerco ogni giorno di seguirli. Un esempio? Devo fare almeno una collana al giorno e mantenere i vari profili social di Peekaboo sempre aggiornati”. 
(Tanto di cappello a questa ragazza super determinata e organizzata. ndr).




Hai un e commerce? o hai intenzione di aprirlo?
Silvia esclama: “ Si, sarebbe bellissimo!”.
Mi racconta che attualmente non ha un e-commerce ma l’intenzione è quella di aprirne uno, o personale o almeno su Etsy, la piattaforma dei negozi online di creativi ed artigiani per eccellenza.
La sua volontà, mi spiega, sarebbe quella di creare una sorta di applicazione con la possibilità di personalizzare in maniera diretta le varie componenti dei vari accessori (per es: il colore delle linguette e del filato) in modo tale che il cliente possa giocare cercando l’abbinamento che più gli piace e rendersi conto subito di come potrebbe essere il risultato.

(Wow, è davvero una bellissima idea! ndr)


Collane, collane e ancora collane!

Dove possiamo trovare le tue creazioni?
“Allora…” Silvia inizia ad elencare “Da Similar, ad Alba, con il quale ho l’esclusiva,  da Gulp Hair Saloon ad Alassio e da The Secret Home a Torino.”

(Di Similar ne abbiamo parlato nel post precedente..ricordate? ndr)


Peekaboo @ Similar (Alba)
Peekaboo @ Gulp Hair Saloon (Alassio)


Peekaboo @ The Secret Home (Torino)
Hai fatto qualche collaborazione? 
“Dopo la prima volta a Paratissima con Annalisa”, mi spiega “ho partecipato di nuovo condividendo lo spazio con un’altra mia amica che ha un brand indipendente di abbigliamento donna che si chiama STMA”. 
“Però ho una piccola chicca…” dice di sottecchi “la mia collaborazione con Similar continuerà, ed in maniera ancora più bella: studieremo insieme una collezione di accessori Peekaboo personalizzati solo per loro!”.

(Wow, allora ne vedremo delle belle” ndr

Ok, allora per finire facciamo un gioco: per ogni lettera dell’alfabeto mi dovrai dire qualcosa che è collegato a te o a Peekaboo?
Pronti? Via!

Annalisa, la mia socia e amica.
Bottoni: uno dei particolari che rendono unici i pezzi Peekaboo.
Custom-made: perché puoi creare l’abbinamento che più ti piace.
Davide: il mio fidanzato che mi sopporta e supporta in tutto questo.
Eco-friendly.
Fantasia.
Gomitoli: che sono sparsi ovunque.
Handmade.
Infinite possibilità di abbinamento.
Just wear it! 
Knitting: perché sferruzzare è un vero e proprio mestiere. 
Linguette di lattina.
Manualità.
Nappine: la novità della nuova collezione.
OPI: la sigla per definire un “Operatore del Proprio Ingegno”.
Perseveranza: quella che ci vuole se nel mentre fai un altro lavoro.
Qualità.
Riciclo.
Settecentotrentacinque: i pezzi prodotti fino ad oggi.
Tascabile: perché posso produrre ovunque.
Unico: com’è ogni pezzo, mai uguale ad un altro.
Vernice: quella che caratterizza le linguette.
Worldwide.
XS-XL: le Peekaboo possono essere su misura.
Yarn Bombing: l’evento a cui vorrei presto partecipare.
Zia Pia: colei che mi ha insegnato l’arte dell’uncinetto.



Finisce qui la mia chiacchierata con la Silvia. Che dire?
Silvia è una persona luminosa, un vulcano di idee e creatività..da una ragazza così non potevamo che aspettarci un progetto come Peekaboo.
Ciò che posso assicurarvi è che se avrete la possibilità di vedere le sue creazioni le troverete uniche e bellissime. Dentro ad ognuna di esse c’è l’unione della tradizione e dell’innovazione, del vecchio e del nuovo, il rispetto per l’ambiente, e l’incontro di materiali di scarto e materiali pregiati per dar vita a qualcosa di unico ed inimitabile.

Pics from Peekaboo! -Creative Makers- Facebook Page



martedì 5 luglio 2016

Similar





Camminando ad Alba arrivo in piazza Savona e proseguo verso piazza San Paolo, a metà del marciapiede inizio a sentire un profumo buonissimo (..no non è il profumo dei croissant del bar..ndr) proseguo e capisco subito da dove proviene. 
Una vetrina stupenda mi da il benvenuto con scarpe bellissime riposte in un frigorifero fucsia alternate a borsette fluo e collane originalissime abbinate. Dove sono? Ma da Similar!
Nuovo negozio del panorama albese, aperto da pochi mesi e gestito da due splendide ragazze. 
Ne volete sapere qualcosa di più? Ecco la mia piccola intervista a Simona e Ilaria.

Ecco la vetrina stupenda!
Chi è Similar?
Mi rispondono in coro: “Similar è l’unione di Simona e Ilaria”. 


Ilaria & Simona: ecco Similar!


Cosa significa Similar? Perché avete scelto questo nome? 
Simona sorridendo mi spiega che “Similar” è l’unione dei loro due nomi: SIMona e ILARia. 
(Ora è tutto più chiaro… ndr.).




Raccontatemi qualcosa di voi, come vi siete conosciute?
“Siamo amiche da sempre, siamo cresciute insieme!” esclama Ilaria. 
Entrambe, oltre ad essere delle vere e proprie appassionate di moda, hanno avuto esperienze professionali legate a questo settore e non solo, in piccoli e grandi realtà.

Da dove è nata l’idea di Similar? Come vi è venuta l’idea di questo progetto?
Simona ridendo mi racconta che tutto è nato all’addio al nubilato di una loro amica a Milano Marittima. Durante i festeggiamenti sono entrate in un negozio molto particolare che le ha ispirate: era coloratissimo, all’interno era presente un bar e una miriade di accessori e abiti in stile hippie e boho. 
Ilaria ricorda che entrambe si sono guardate e han detto all’unisono: “Che bello sarebbe avere un negozio così tutto nostro!”.
L’idea di un progetto insieme si è riproposta poi al pranzo nuziale dell’amica dell’addio al nubilato e, dopo qualche settimana, dalle parole, Simona e Ilaria sono passate ai fatti: nel giro di qualche mese avevano le idee chiare di ciò che avrebbero fatto.

Ilaria mi racconta che la loro volontà era essenzialmente quella di creare un punto vendita un po' diverso dal solito, con pezzi unici e ricercati e trattando brand che non si trovano proprio ovunque.
(direi che ci sono riuscite egregiamente! Vedere per credere! ndr)

Ilaria continua spiegandomi: “Ovvio che essere diversi ha i suoi pro e contro; ci sono persone che apprezzano e altre che non capiscono il valore aggiunto di questi accessori. Io e Simona abbiamo puntato molto sulla qualità degli articoli che abbiamo scelto. Ad esempio le scarpe e le borse sono, per la maggior parte, made in Italy, in cuoio e con un design ricercato: questi per noi sono tutti dei plus non da poco”.

Una delle bellissime vetrine di Similar

Quanto tempo ci avete messo a realizzare tutto quanto?
Simona mi dice che hanno avuto la fortuna di riuscire a trovare un locale disponibile e che piaceva ad entrambe quasi subito e da lì, nel giro di qualche mese, sono riuscite a partire.

Cosa vi ha spinto a cercare di cambiare?
Si guardano e sorridono; hanno ragioni diverse, ma la cosa che le unisce è la voglia di provare a lavorare per qualcosa “che fosse solo nostro” e di credere in un loro progetto.
Simona mi racconta che la sua situazione lavorativa non la soddisfava più, mentre, Ilaria aveva un tempo indeterminato e il suo lavoro le piaceva abbastanza; nonostante ciò la voglia di provare a far qualcosa di suo l’ha portata a lasciare tutto senza batter ciglio. “Nella vita”, afferma “se non tenti, se non rischi, non saprai mai se la tua idea è vincente. Non ho nessun vincolo, se non ci provo ora non ci provo più”. (E come darle torto! ndr). 
Mi raccontano che, ovviamente, per entrambe, la vita dopo questa scelta è cambiata, il rischio che le cose non vadano bene c’è, e a volte il nervosismo e l’ansia si fanno sentire; sono cambiate le loro abitudini e le loro priorità, fanno delle rinunce perché la vita da dipendente a titolare cambia radicalmente. “La cosa positiva”, afferma Simona ”questa è stata una scelta che certamente ci ha fatte crescere tanto.” 

Perché avete scelto Alba come luogo in cui aprire?
Entrambe si guardano e sorridendo mi rispondono: “Bè noi siamo di Alba e ci piaceva l'idea di poter  realizzare qualcosa nel luogo in cui siamo nate e vissute. Alba è sì una cittadina, ma è comunque molto turistica (in effetti se pensiamo alla Fiera del Tartufo, a Vinum etc. ndr); ovvio che avremmo potuto puntare anche su città più grandi come Asti o Torino, ma in entrambi i casi sono realtà più dispersive e con una scelta già molto ampia: avremmo avuto ancora più difficoltà a farci conoscere.”

Quali brand sono presenti da Similar?
Come già detto, Ilaria mi conferma che la loro scelta è caduta su stilisti emergenti e su prodotti per la maggior parte made in Italy. (E con questo connubio è davvero difficile sbagliare! ndr).
Simona si alza ed inizia a mostrarmi una serie di cose stupende: “Partiamo da queste!”; mi fa vedere delle scarpette dal design davvero super moderno e ricercato: “Sono di Georgina Goodman!” esclama. Georgina Goodman, mi spiega, è una stilista inglese molto affermata, la linea di scarpe “classica” ha dei prezzi davvero elevati, mentre queste sono una giusta via di mezzo tra qualità e prezzo: disegnate da lei in UK e prodotte in Portogallo con materiali di alta qualità. “Io le ho ed è come portare le pantofole da quanto sono comode!”  
(Come non crederle? Al tatto sono davvero morbidissime! ndr).



Le mitiche Georgina Goodman

Poi troviamo:

UnLace: brand made in Italy di calzature davvero molto particolari;


UnLace

- Islo: acronimo di Isabella Lorusso, giovane e brillante stilista, che, poco più che ventenne, fonda  l’azienda inaugurando la produzione di modelli propri di calzature da donna.


Sandali Islo

- Leplàs: borse dal design particolarissimo, in una speciale plastica ecologica che profumano.

Borse Leplàs

- Essentiel: brand belga di scarpe e accessori; i calzini a pois e le loro sneakers sono spettacolari.


Sandali Essentiel

- Le Capresi: le classiche scarpe made in Italy rivisitate in uno stile ultramoderno e molto chic. 
Ogni paio di scarpe è un gioiello unico.


Infradito gioiello Le Capresi

- Peekaboo - Creative Makers: brand di accessori nati dall’unione di Annalisa d’Aprile e Silvia Lanfranco. Sono accessori unici, bellissimi e totalmente eco - friendly.


Collana Peekaboo

- Federica Tosi: anelli, collane e accessori davvero stupendi e..brillanti.


Gioielli Federica Tosi

- Tulsi: bracciali in pelle e pietre dure, made in Italy.


Bracciali Tulsi

- ViaMailBags: bags e accessori made in Italy. 


Borse ViaMailBags


(Ragazze qui la scelta diventa davvero difficile! E’ tutto bellissimo! Fosse per me, acquisterei tutto! ndr).

Come li avete scelti? 
Entrambe mi raccontano che vista la loro volontà di fare “qualcosa di diverso”, questo processo è stato il lavoro più lungo, più duro ma anche il più piacevole. Ilaria sottolinea: “Abbiamo scelto i brand presenti facendo scouting sul campo, viaggiando in Italia e facendo un lavoro di ricerca online e su riviste del settore”.
(Davvero brave! ndr

Quali sono gli elementi che hanno caratterizzato o caratterizzano le vostre scelte? Seguite il vostro gusto personale, la moda o entrambi? 
Entrambe ridono! Simona mi spiega che ovviamente, essendo la loro prima esperienza e non avendo molti elementi su cui basarsi, le loro scelte sono state fatte seguendo per lo più i loro gusti. A seconda di come andranno le vendite riusciranno a “tararsi” meglio. La cosa importante, aggiunge Ilaria: “E' non perdere gli elementi distintivi e lo stile che ci caratterizza, è normale modificare qualche scelta andando incontro ai gusti della clientela ma l’importante è non stravolgere il tutto perdendo la nostra identità”.

Perché avete scelto di aprire un negozio di scarpe invece che, per esempio, un negozio d’abbigliamento?
Ilaria mi risponde che di negozi di abbigliamento, ad Alba ma non solo, ce ne sono davvero molti; da quelli più piccoli fino alle grandi multinazionali. 
“Ma che cosa valorizza un outfit e gli dà quel tocco in più?” domanda Ilaria: “Ma ovviamente gli accessori!” esclama. 
“Una bella scarpa o una bella borsa, o la collana “giusta” possono rendere totalmente diverso un capo” E poi, afferma Simona: “Le scarpe sono la passione e la rovina di noi donne!”
(Ehh sì mia cara, ci hai proprio azzeccato! ndr).

Come avete scelto lo stile per il vostro negozio?
Simona confessa che della parte riguardante l’arredamento di Similar se n’è occupata maggiormente Ilaria; mi spiega che hanno utilizzato uno stile minimal scegliendo dei colori chiari per dare luce e valorizzare al meglio gli elementi presenti sulle pareti e poi hanno dato un tocco in più con una carta da parati molto particolare. 
Bianca e nera con i fiori di loto, l’hanno trovata su un sito online tedesco ed è stato un vero e proprio colpo di fulmine per entrambe. Perchè? Se ne sono innamorate a tal punto che si sono tatuate entrambe il fiore che caratterizza il pattern; questo elemento è stato poi utilizzato come logo per personalizzare borse e accessori.
Al centro del negozio è posizionato un bel tappeto e due poltrone di design..un piccolo salottino per fare due chiacchiere e nel mentre provare qualche scarpetta. 
(Non posso nascondervi che tutto ciò mi ricorda molto i negozi frequentati dalla mitica Carrie Bradshaw in Sex & The City ndr).

Meraviglia per gli occhi parte 1

Meraviglia per gli occhi parte 2


Meraviglia per gli occhi parte 3



Borse Leplàs e bracciali Tulsi


Le collane Peekaboo Creative Makers



Il famoso tatuaggio



Un po' di sano shopping tra una chiacchiera e l'altra

Avete potuto contare sull’aiuto di qualcuno per la realizzazione di questo progetto?
Entrambe mi rispondo: “No, è stato un progetto che abbiamo voluto portare avanti interamente noi; non abbiamo voluto dipendere dalle nostre famiglie e abbiamo voluto assumerci il rischio totale di questa scelta. E’ ovvio che se ci sono i mesi in cui si hanno più spese del previsto, la situazione inizia a farsi difficile ma questo, per noi, è uno spunto a crescere. Purtroppo, anche se sono cose dette e ridette, in Italia non sono molti gli incentivi e le agevolazioni per i giovani che vogliono mettersi in proprio.” Ilaria mi spiega che spesso i fondi finiscono subito o per ottenerli, a livello di burocrazia, è un iter che non finisce più e che ti porta a ricevere davvero molto poco rispetto all’investimento iniziale che è stato fatto.
Ilaria sottolinea: “L’incognita in questo settore c’è sempre ma siamo speranzose. Alba è una piazza abbastanza difficile; la maggior parte delle persone sono tendenzialmente diffidenti ed è difficile abituarle ad un nuovo stile o ad apprezzare un nuovo posto, gli albesi ci mettono un po’ a cambiare le loro abitudini. La cosa che ci salva è il turismo; i turisti e soprattutto gli stranieri apprezzano questo tipo di concept store e sono aperti alle novità.”
(Che grinta queste ragazze! ndr)

L’utilizzo dei social media sta aiutando a farvi conoscere? 
Ilaria mi dice che sì, questo tipo di approccio per farsi pubblicità le sta aiutando parecchio; utilizzano maggiormente Facebook ed Instagram anche perché la posizione di Similar è centrale ma leggermente dislocata rispetto alla via principale di Alba, è quindi necessario farsi trovare organizzando eventi e utilizzando questi strumenti per farsi conoscere.
Vi lascio i link diretti alla loro pagina Facebook e al loro account di Instagram

Erano tutti d’accordo con voi per la realizzazione di questo progetto o qualcuno non voleva che faceste questa scelta di vita e ora si sta ricredendo?
Mi raccontano che nessuna delle loro famiglie ha impedito loro di credere questo progetto; sì, sono state “messe in guardia” dalla possibilità che non tutto potrebbe andare nel verso giusto, ma tolto questo sono state lasciate libere di scegliere. “Nonostante il mio contratto a tempo indeterminato” afferma Ilaria “I miei genitori mi han solo fatto notare la cosa e mi han detto di riflettere bene sulla scelta che stavo facendo.”  

Quindi ora sono contenti?
Sorridono, “Dipende!” afferma Simona. “Quando ci sono momenti più difficili, anche a loro dispiace. Ti vedono più giù, più nervosa o preoccupata. Il nostro stato d’animo va a riflettersi anche su di loro! In questi mesi ci siamo rese conto di quante poche rinunce facevamo prima, ora le priorità sono cambiate, facciamo dei sacrifici ogni giorno, ma non ci pesa perché stiamo vivendo quello che era il nostro sogno e stiamo crescendo con esso”. 

Da quanto avete aperto? 
“Da quattro mesi.” sorride Simona.

Avete un e-commerce o avete intenzione di aprirlo?
Simona afferma che non hanno ancora un e-commerce ma è un progetto in cantiere perché ad entrambe piace molto questo tipo di cosa.

Avete fatto qualche collaborazione o ne avete in programma? 
Ilaria mi dice che hanno fatto una collaborazione con il negozio di abbigliamento Cortès a cui hanno prestato vari accessori per l’allestimento delle vetrine e degli outfit all’interno del punto vendita.


La vetrina di Cortès ad Alba


Avete degli eventi in programma?
Ilaria e Simona si guardano di sottecchi… “Sì, a settembre, per la presentazione della nuova collezione, vorremmo fare un evento insieme ai negozianti di questa zona..magari una sfilata all’interno di uno dei cortili di piazza Savona…ma vedremo”.
(Qui dobbiamo stare attenti..un evento così non me lo voglio perdere assolutamente. ndr).

Vi siete mai chieste “ma chi me l’ha fatto fare?” o vorreste tornare indietro?
Ridiamo, Ilaria afferma che non tornerebbero mai indietro, ma che a volte “chi me l’ha fatto fare?“  l’han pensato. 
(Direi “tutto normale!” nrd).

Se doveste scegliere un oggetto per voi quale scegliereste e perché?
Simona senza pensarci troppo mi dice “Sicuramente le Georgina Goodman, sono belle, comode, particolari e di un materiale stupendo!”. 
Ilaria si guarda un po' in giro ed infine esclama “Leplàs, perché sono uniche! Eco - friendly, con un design ricercato e profumano..cosa volere di più da una borsa?”.  

Le meravigliose Georgina Goodman



Ilaria e la sua Leplàs

Dopo aver conosciuto meglio Ilaria e Simona e dopo aver passato un’oretta felice in questo negozio, posso solo dire che Similar è un vero e proprio gioiellino di stile nel cuore di Alba; sicuramente le nostre due ragazze saranno ripagate per il loro impegno e per i loro sacrifici perché è impossibile non innamorarsi di loro, del loro stile e degli accessori che hanno scelto. 
Auguro loro tutto il meglio e a voi posso solo dire di andare a farci un giretto..ne rimarrete estasiate..parola di donna! :)






Alla prossima intervista!

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